Costellazioni simbolo-immaginali

Psicogenealogia e costellazioni familiari ad approccio immaginale

“Ciascuno di noi mette in scena nella vita un mito, e ciascuno di noi si risolve, si riscatta, quando vede il mito che sta mettendo sulla scena della vita vivendo” 

James Hillman

La visione immaginale delle costellazioni familiari è un approccio di natura sciamanica. Per gli sciamani di ogni tradizione del mondo, infatti, lo sciamanismo stesso è “culto degli avi”. Gli antenati sono per gli sciamani la divinità stessa, e non rappresentano mai un problema da risolvere, un limite, un ostacolo alla nostra felicità. Questa è in sostanza la più grande, e fondamentale differenza, che rende l’approccio immaginale qualcosa di assolutamente unico e di totalmente rivoluzionario.

Per utilizzare le parole che Selene Calloni Williams usa nel suo libro “Psicogenealogia e costellazioni familiari ad approccio immaginale”: “L’approccio immaginale, che viene dalla psicologia archetipica di Hillman e dalla visione del suo maestro, Carl Gustav Jung, applicato alle costellazioni familiari punta a dare al dramma che gli avi portano sulla scena una dimensione epica che li riscatta”.

Ciò significa che sì, i nostri antenati hanno un’influenza sulla nostra vita, ma questo avviene in quanto essi sono nostre immagini, immagini che la nostra anima proietta, e in quanto tali anche noi siamo in grado di influire su di essi.

Quando noi diciamo e crediamo profondamente al fatto che, in virtù di un dato comportamento di un nostro avo, su di noi ricadono interminabili sofferenze e disfunzioni, stiamo di fatto ponendoci nel ruolo di vittime. Ed è facilmente comprensibile che in quanto vittime, non siamo assolutamente in grado di cambiare alcunché delle nostre condizioni.

Al più ci crogioliamo in esse, perpetuandole costantemente e impedendo loro qualsiasi cambiamento. In qualità di approccio sciamanico, nell’immaginale, gli avi non sono da vedersi come individui esistiti in un tempo che ha preceduto la nostra nascita, poiché per gli sciamani non esistono né il senso di individualità, né il tempo lineare.

Come accade nel buddismo, anche nello sciamanismo non esiste qualcosa come un prima e un dopo, ma tutto avviene nell’istantaneità dell’attimo presente. Non esiste dunque alcun rapporto di causa-effetto, poiché i nostri avi sono nostre immagini e come tali sono tutte simultanee. È la nostra mente, strumento del mondo, che si serve del tempo lineare e della legge di causa-effetto, è lei a giudicare, a operare ogni distinzione di bene-male, giusto-sbagliato, buono-cattivo, bello-brutto…

La nostra mente logico-razionale opera queste distinzioni in base al proprio codice narrativo, e in verità è solamente in virtù di queste narrazioni che le nostre sofferenze e i nostri disagi vengono in essere e si perpetuano costantemente. Questo codice attraverso cui opera la nostra mente ci viene indotto, lo abbiamo introiettato ed è fatto di tutte quelle regole, leggi, convinzioni, a cui veniamo sottoposti attraverso il processo di educazione e tramite le esperienze che facciamo nel corso della vita.

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L’immaginale è un sentiero di ribellione da questo sistema! 

In una sessione di psicogenealogia e costellazioni familiari ad approccio immaginale ci serviamo di strumenti, alcuni dei quali sono i medesimi delle costellazioni sistemiche di Hellinger, ma l’utilizzo che ne facciamo è completamente diverso. Ad esempio, realizziamo sì il genogramma, ma esso non è visto come uno strumento di analisi, bensì ne facciamo un utilizzo sciamanico, ovvero ci serviamo di esso per evocare gli avi, in quanto immagini della nostra anima, idee, numi, dei…

Un altro strumento, questo tipico solamente dell’approccio immaginale, è quello delle Carte dei Nat. I Nat sono spiriti della foresta, Dei dell’animismo birmano, ma rappresentano anche tanti aspetti della psiche umana. Attraverso i Nat e le loro carte noi possiamo dialogare con i nostri antenati.

Il processo della costellazione familiare, viene chiamato “teatro immaginale” e non è tanto una messa in scena, come avviene per le costellazioni, quanto, di nuovo, un processo evocativo. Attraverso questa evocazione, viene attivato il campo morfico e tutti i presenti entrano in sintonia con esso. Ciò può avvenire anche a distanza, poiché il campo morfico non viene limitato dallo spazio-tempo. Chiunque sia sintonizzato con il campo del costellante può “sentire”, può canalizzare dei messaggi da parte dei suoi antenati e spesso quello che avviene durante questo rimando è molto commovente. Ciò che si sperimenta è una profonda catarsi, una purificazione emotiva che coinvolge tutti i partecipanti.

Attraverso il dialogo immaginale con gli antenati, che è un dialogo poetico, può emergere la vera narrazione, ovvero la narrazione naturale, che è quella della psiche (intesa come anima); questa narrazione è sempre mitica, mitologica, per cui quello che viene alla luce è, in definitiva, il mito personale, quello che il costellante sta mettendo in scena nella vita. E questo è sempre un mito di guarigione.

Il mito, secondo l’approccio immaginale, ha sempre una struttura poetica, ovvero drammatica, è puro pathos, pura emozione. L’emozione ha la funzione di sciogliere le paure più profonde e gli attaccamenti che ci portiamo dietro da chissà quante vite; è l’emozione pura che svolge la funzione catartica e purificatrice, poiché essa è pura forza, pura energia e in presenza di essa la mente non può che frantumarsi. Sri Aurobindo parla di questo come di un “grande orgasmo cosmico”, dove la mente logica, intesa come senso dell’io, si dissolve.

L’esperienza animica del costellante che vede il proprio mito è esattamente questa: la frantumazione della mente e della gabbia operata dalla sua narrazione. 

Una volta fatta questa esperienza, si sperimenta la pura libertà, il contatto con la mente del divino: questo è uno spazio in cui tutto quello di cui hai bisogno ti viene dato e dal quale niente potrà più essere come prima.

Fintanto che non riusciamo a vedere il nostro mito, invece, lo subiamo.

  • È possibile fare una costellazione ad approccio immaginale anche in mancanza di informazioni sul proprio clan familiare?

È sempre possibile far questo, in quanto ciò che non sappiamo, viene evocato. Ogni informazione che crediamo di possedere sui nostri antenati, non sono altro che delle mappe mentali, nostre o di qualcun altro. Mentre tutto ciò che ci serve “vedere” viene sempre evocato, grazie all’esistenza del campo morfico.

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